Biova Project non è solo una birra, ma un reale movimento. L’obiettivo? Ridurre lo spreco alimentare trasformando il pane vecchio e invenduto in un prodotto ricco di vita nuova: la birra.
Ogni giorno circa 13 mila quintali di pane vengono sprecati, sì, hai letto bene, 13 mila. Da amante del pane in tutte le sue sfumature e declinazioni per me scoprire questo dato è allarmante. Uno spreco così grande e tante persone con difficoltà di fare più di un pasto al giorno.
Il progetto di Birra Biova mi ha rincuorata e mi ha fatto nascere un nuovo ottimismo verso il futuro.
La birra prodotta nasce da pane recuperato da supermercati e panetterie. Ogni pane porta con sé la sua storia e dona la sua sfumatura unica alla birra finale.
Birra Biova da dove nasce il progetto
Le facce dietro al progetto di economia circolare di Birra Biova sono due: Franco Dipietro, Emanuela Barbano. Una giovane start up piemontese che ha già fatto sentire la sua voce: trasformare lo spreco in risorsa.
Dove puoi trovare Birra Biova? Sia online che offline. Offline in Piemonte e Lombardia. Online sull’e-commerce targato Biova e tramite vari distributori, come Winelivery, Prime now e Cortilia… Niente male direi.
Visto il periodo di chiusure e lockdown, il team di Birra Biova si è ingegnato ancora una volta ed ha dato vita a un ‘Lockdown Kit’, il kit di sopravvivenza ideale per sopravvivere a questo periodo, gustando le differenti tipologie di birra e facendo anche del bene al pianeta.
Una comunicazione fresca come la loro Birra
La cosa che mi ha più colpita – dopo ad aver scoperto che è possibile ottenere della birra da del pane vecchio – è stata la comunicazione di questo progetto: fresca, diretta e coinvolgente.
L’etichetta della lattina della Biova Bread Beer Classic recita così ‘Noi lo spreco ce lo beviamo’. Poi sono andata a cercarmi anche le altre e anche i loro copy mi sono piaciuti subito per la capacità di andare dritti al sodo.
Recuperiamo pane e lo trasformiamo in birra di qualità, chiaro no?
Tre domande a Franco Dipietro, CEO di Biova.
Addentriamoci ancora un po’ nella storia della Birra Biova, seguendo le briciole di pane lasciate lungo il percorso. Vorrei quindi fare tre domande a Franco Dipietro, CEO e co-founder di questa start up ad alto impatto positivo e ambientale.
Ciao Franco. Mi ha incuriosita il nome ‘Biova’. Da dove nasce?
Biova è il nome di un pane tipico della tradizione Piemontese. Si tratta di un formato antico, originariamente molto più grande, che ha accompagnato il passaggio dall’epoca rurale a quella industriale diventando via via più piccolo nella taglia, adattandosi cioè alle abitudini contemporanee.
Per noi è un po’ il simbolo del pane stesso. Il tipo di pane comune. Quello di tutti i giorni. Quello che ci accompagna da quando siamo bambini.
Ma è anche la metafora di come le abitudini cambino, e si è chiamati a reagire al cambiamento.
Qual è la più grande soddisfazione che avete ottenuto fino ad oggi?
Personalmente penso che la soddisfazione più grande sia arrivata quando abbiamo fatto la somma di tutto il pane recuperato e trasformato nel 2020, ed è venuto fuori un numero superiore alle 2 T.
È tanto pane. Nulla rispetto allo spreco attuale. Siamo ancora una goccia nell’oceano. Ma abbiamo cominciato a fare qualcosa di concreto e davvero attuabile per ridurre il problema.
Pensare alla concretezza di Biova Project mi dà molta soddisfazione.
Birra artigianale da pane vecchio. Nel futuro pensate di provare a ricavare della birra da altre fonti invendute oppure trasformare il pane in altro modo?
Stiamo pensando di lavorare sul surplus alimentare in genere. In questo momento stiamo pensando di trasformare le trebbie, ovvero “lo scarto” della birrificazione (malto d’orzo) in un nuovo prodotto da immettere sul mercato.
Bere una buona birra artigianale fresca è di per sé molto piacevole.
Sapere che la birra che stai bevendo aiuta a ridurre lo spreco e a migliorare di un po’ il mondo è ancora più piacevole.
Senti la gola secca e ti è venuta voglia di assaggiarne una?
Grazie per il contributo: piacevole scoperta!
Ciao Patrizio, grazie a te per l’interesse. Sì, Biova è proprio un progetto bellissimo.