Marco Casella, HR Manager Chiurlo per Giada's Project

Valutazione delle Risorse e strumenti di HRM – Intervista a Marco Casella, HR Manager Chiurlo

Ciao Marco, grazie per la disponibilità. Ti chiedo di raccontarci qualcosa in più di chi sei e del percorso che ti ha portato ad essere HR Manager di Chiurlo.

Ciao Giada, grazie a te per l’opportunità.

Al momento sono una persona felice, e la consapevolezza di esserlo è forse la cosa che mi rappresenta di più. Do valore a ciò che ho e a quello che faccio e, ogni mattina, non temo ciò che vedo riflesso nello specchio del bagno, professionalmente ed eticamente parlando, per il resto c’è poco da fare, ma penso sia già tantissima roba!

Ho svolto un percorso formativo che mi ha permesso di spaziare tra cultura scientifica ed umanistica, scoprendone l’utilità, come spesso capita, con il senno di poi.

Ho frequentato il Liceo Scientifico Tecnologico per poi iscrivermi a Giurisprudenza, in un momento in cui, non nego, avevo le idee ancora abbastanza confuse sul mio successivo possibile percorso professionale.

Ad indirizzarmi professionalmente è stata l’esperienza di lavoro svolta durante il percorso universitario presso una grande multinazionale della GDO, dove ho avuto la fortuna di scoprire la Gestione delle Risorse Umane, poiché l’Azienda adottava delle politiche e degli strumenti HR davvero all’avanguardia.

Da qui è nato il mio interesse, concretizzatosi, dopo la laurea, in 6 anni di esperienza presso la Danieli & C. S.p.A., colosso dell’impiantistica siderurgica con circa 10.000 dipendenti WW, dove ho avuto l’opportunità di approfondire e sperimentare tutte le pratiche ed i processi HR di una multinazionale, vivendo le dinamiche di Headquarters ed imparando da colleghi e Responsabili; forgiando nel tempo un mio stile di gestione HR che, da quasi 3 anni, ho portato nel Gruppo Chiurlo.

Marco Casella, HR Manager Chiurlo per Giada's Project
Marco Casella, HR Manager Chiurlo per Giada’s Project

Da dov’è partito l’interesse per le risorse umane?

È partito dagli strumenti HR, che mi hanno subito fatto capire che per gestire le Risorse Umane è necessario essere organizzati, è un lavoro faticoso, non lo si può improvvisare e non lo si può svolgere da soli o delegarlo completamente.

È nato come un interesse, ma poi è diventata una missione, quella di far comprendere ai Manager ed alle Aziende che non basta un comparto HR per gestire le Risorse Umane, ma che è necessario che i Manager di ciascuna Unità di Business/Organizzativa acquisiscano le competenze e gli strumenti per essere dei Gestori di Risorse competenti.

Quali progetti hai ideato nella tua carriera di HR Manager e quali sono quelli che ti hanno dato maggior soddisfazione?

Ho avuto l’opportunità di partecipare a numerosi progetti di evoluzione organizzativa e di implementazione strumentale, soprattutto nelle aziende multinazionali in cui ha lavorato, questo mi ha permesso di costruire una cassetta degli attrezzi dalla quale, durante l’attuale esperienza, ho estratto diversi strumenti che hanno permesso all’Azienda di cambiare l’approccio alla gestione delle Risorse Umane, il più importante ritengo sia senza dubbio lo strumento di valutazione di Competenze e Performance, punto di partenza e di arrivo di ogni decisione connessa alla Gestione HR.

A tuo parere che ruolo hanno le soft skill in un processo di selezioni?

Hanno senza dubbio un ruolo importante, ma in una valutazione complessiva non devono condizionare in modo eccessivo, soprattutto per alcune tipologie di selezione, vanno verificate alcune attitudini “soft” di base, senza voler troppo sofisticare la valutazione, soprattutto in assenza di strumenti professionali per la loro analisi.

Chiaramente vorremmo sempre incontrare dei profili “brillanti e luminosi”, ma uno degli insegnamenti che ho fatto mio dalle esperienze passate è che spesso “il meglio è nemico del bene”, dove il “bene” per me è dettato da: una stretta di mano decisa, una preparazione al colloquio adeguata, una presentazione di sé lineare e convinta ed un’idea, almeno grezza, di quello che si vorrebbe “fare da grandi”, poi si passa ad analizzare le competenze tecniche.

Quali sono gli errori più grandi che hai trovato nei tanti CV visionati negli anni?

Non esiste il CV perfetto, ce ne sono alcuni graficamente più accattivanti ed alcuni meno, sicuramente ho letto tanti errori ed alcuni orrori, per questa ragione i CV vanno riletti e fatti rileggere, almeno per eliminare gli errori di ortografia.

Consiglio di “investire 2 righe” per descrivere il Business Aziendale e l’impatto del mestiere svolto in questo flusso, trasmettono molto di più rispetto a fare copia/incolla del mansionario tra l’azienda precedente e quella successiva.

Suggerisco di riempire i buchi temporali, soprattutto quelli notevoli, magari con informazioni non dettagliate ma significative.

Cosa consiglieresti o non consiglieresti di fare a una persona che cerca lavoro oggi?

Consiglierei, per prima cosa, di aver chiaro il mestiere che desidera svolgere, di non sparare nel mucchio, di concentrare le proprie energie su un settore professionale abbastanza specifico, in questo un buon aiuto lo possono fornire le aziende che si occupano di selezione e placement, con servizi dedicati che possono fare la differenza.

Suggerirei di approfondire la formazione relativa alle competenze richieste dal mestiere desiderato, coltivate i vostri talenti.

Infine, ritengo sia fondamentale prepararsi per i colloqui, studiare l’Azienda, l’annuncio di lavoro, comunicare in modo efficace. Uscire dal colloquio sapendo di aver dato il massimo!

Da cosa ti lasci ispirare? C’è una lettura/film/canzone/ecc. che più di altri ti ha guidato lungo il tuo percorso?

Cerco l’ispirazione giusta a seconda dell’obiettivo.

Mi lascio ispirare dalle persone che incontro nel mio percorso: candidati, colleghi, docenti; ascolto le loro storie e spesso trovo ispirazioni e modi differenti e magari più efficaci per affrontare alcune sfide.

Mi hanno ispirato alcuni libri, due su tutti “La città della gioia” di Domique Lapierre e “La fortuna non esiste” di Mario Calabresi.

Ho maturato due linee guida, fino ad oggi, che mi aiutano a indirizzare il mio percorso:

  1. Le cose vanno fatte accadere, non senza fatica, ma spesso commettiamo il grave errore di non renderci conto di ciò che abbiamo, cercando altrove, senza sosta, la felicità.
  2. Professionalmente, ma non solo, “la fortuna non esiste; esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione” (cit.)

Nel tempo libero a cosa ti dedichi?

Mi piace divertirmi, godere del tempo assieme alla mia famiglia, fare sport, viaggiare, giocare, condividere nuove esperienze e progetti.

Grazie Marco per aver condiviso con noi questi preziosi spunti.

A presto

Giuseppe-Malandrino-per-Giada' s-Project-Interviste HR e non solo

Ironia, empatia e personal branding – Intervista a Giuseppe Malandrino di Diversey

La prima intervista di Giada’s project – Intervisti a professionisti ed esperti delle HR e non solo – ha come protagonista Giuseppe Malandrino, Senior Recruiter – RPO EMEA Diversey.

Giuseppe-Malandrino-per-Giada' s-Project-Interviste HR e non solo

Senza dilungarmi troppo, direi di partire e lasciare direttamente la parola a Giuseppe.

1. Ciao Giuseppe, innanzitutto grazie per la disponibilità e complimenti per la tua carriera. Virgin Active, Amazon, Gi Group, fino ad arrivare a Korn Ferry sono solo alcune delle esperienze professionali che hai avuto. Come si suol dire: tanta roba! Ci racconti qualcosa in più sulla tua storia, da dove sei partito, come sei cresciuto e dove sei oggi.

GM: Lette così sembro uno importante – da fuori le cose fanno sempre un altro effetto immagino… Però grazie! Vediamo, sono nato, cresciuto e partito da Bolzano, città che grazie al suo bilinguismo mi ha insegnato la fortuna della diversità ed il rispetto delle regole.

Ho poi girato parecchio: Firenze, Prato, Grosseto, Milano e Torino sono le principali città dove ho vissuto. In qualcuna per studio, altre per sport (ho giocato a calcio a 5 per anni ad un buon livello) altre per lavoro.

Torino per scelta. Ho svolto qui la specialistica in psicologia e me ne sono innamorato. Ricordo ancora quella domenica in cui, ormai stabili a Bolzano con la mia compagna palermitana, abbiamo visto credo un reel su Torino: magone.

Dopo tre anni di sacrifici tra cui due master e un lavoro a Milano siamo riusciti a tornare, mollando tutto per niente di certo – pensa che ho lasciato un lavoro fatto e finito come psicologo (a Bolzano sanità e terzo settore funzionano) per uno stage a Milano a 31 anni! Sono sempre stato uno che se nelle cose ci crede si entusiasma facilmente…3 anni in un monacale a Corsico con la mia compagna a Torino. Non facilissimo.

Ma era il nostro sogno tornare. E adesso siamo qui in tre.

2. Una domanda che faccio sempre: Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo delle Risorse Umane?

GM: Un’intuizione della mia compagna: al tempo lavoravo tanto con i ragazzi – comunità, progetti individualizzati, supplenze, sportello psicologico… Ero sempre in tuta.

Un giorno, tornando a casa mi fa: “Giù, non ti vedo felice. A te piace la sartoria napoletana e sei sempre in tuta. Perché non ti fai un master e te ne vai in azienda.” Un’epifania. E detto da lei mi è sembrato possibile…

Diciamo che mi aiuta a scoprirmi ogni giorno.

3. Ti seguo da tempo e penso di non essere l’unica a adorare quel mix di competenza, ironia ed empatia che lasci trasparire. Sei sempre stato così?

GM: Ci credi che mi stupisco sempre quanto ricevo apprezzamenti di questo tipo?

Intanto ti ringrazio; competente sicuramente no; frasi fatte a parte ci sono parti del mio lavoro che letteralmente adoro, come alzare il telefono e parlare con uno sconosciuto, dare un feedback, supportare. Se un’attività ti piace, ti prende, credo sia naturale sviluppare con l’esperienza una certa dose di competenza, ma credimi, ne devo mangiare ancora di pastasciutta!

Ironia ed empatia invece mi sento di dirti che mi hanno accompagnato da sempre, alternati a momenti anche abbastanza bui; Alida (N.d.A. la compagna) dice che faccio come i cavalli: mi dimentico del buono e vivo a pieno il momento no come se fosse sempre (stato) così. Come i cavalli perché mi viene lo sguardo vacuo. Credo che empatia e ironia siamo in qualche modo legate a questo aspetto.

4. Quali sono i must-have di un recruiter a tuo avviso?

GM: Ma sai, per come la vedo io, ogni lavoro va interpretato e soprattutto non puoi esimerti dall’essere la persona che sei, prima del professionista.

Io sono così sempre e la mia personalità si rispecchia nel lavoro. Probabilmente in un contesto altamente competitivo, focalizzato sul fatturato a scapito delle persone risulterei quanto meno inadatto.

Per risponderti: per quanto mi riguarda empatia, trasparenza e affidabilità sono la base; il punto vero però è trovare un contesto dove le tue personali competenze/valori siano non solo apprezzate, ma utili.

Ci sono recruiter con personalità, approcci e valori molto lontani da me che risultano benissimo in altri contesti.

5. Quali sono le più grandi difficoltà che trovi o hai trovato facendo selezioni multilingue? Quali sono invece i pregi di non comunicare solo in italiano?

GM: Banalmente, ci sono volte che qualche concetto ti sfugge, vuoi per la pronuncia, vuoi per la cultura di riferimento. Io chiedo sempre chiarimenti, senza timore di sembrare ignorante: si imparano un sacco di cose! Credo di aver risposto ad entrambe le domande…😅

Ah, sono convinto anche che “switchare” tra più lingue tenga allenato il cervello, anche se ogni tanto sembra di averlo messo dentro il frullatore…

6. Quanto conta avere una presenza online e curare il proprio personal branding sia lato recruiter che candidato?

GM: È la base del marketing: puoi anche essere il candidato migliore del mondo, ma se nessuno sa che esisti…

Ne parlavamo poco fa: io e te non ci siamo mai incontrati, eppure tu sei fatta un’idea abbastanza chiara di me grazie alla mia presenza qui. Oggi il contesto è questo; meglio o peggio non saprei. Io sono dell’idea che in generale è bene essere consapevoli, poi ognuno fa le sue scelte.

7. Che consiglio daresti al te sbarbatello pronto ad iniziare il suo primo lavoro?

GM: Mettici entusiasmo. Troppe volte ho avuto la conferma che fa la differenza…

8. Da cosa e da chi ti lasci ispirare?

GM: Dalla mia compagna- incontrarla è stata la fortuna più grande che abbia mai avuto, dalle passeggiate con la musica nelle cuffiette, dalle persone che osservo per ore seduto su una panchina, dal Valentino e da via Roma, dalla corsa, dalle culture nuove, dal mare, dalle storie.

Grazie Giuseppe per la condivisione. Ci vediamo in rete.  

Alla prossima intervista

Giada(‘s project)