Giuseppe Cofone, founder di Alteredu per Giada's Project

Intervista a Giuseppe Cofone, founder di Alteredu, piattaforma di formazione online

Buongiorno Giuseppe. Ci racconti qualcosa in più su di te e sul tuo percorso?

Sono calabrese e sono sempre stato amante della mia terra anche se, come tanti, sono stato costretto a lasciarla per trovare opportunità di lavoro. Infatti, dopo essermi laureato in Ingegneria all’Università di Cosenza, mi sono trasferito a Roma per iniziare a lavorare. Ho vissuto molti alti e bassi, come spesso accade. Un lavoro che non mi soddisfaceva abbastanza, la voglia di dimostrare quanto valevo. Così ho deciso di prendere e partire per la Spagna, dopo essere stato selezionato per una borsa di studio per seguire un progetto formativo per Giovani Imprenditori.
Da lì è cambiato tutto, ho capito che la cosa che veramente mi appassionava era questa: creare qualcosa di mio.

Giuseppe Cofone, founder di Alteredu per Giada's Project
Giuseppe Cofone, founder di Alteredu per Giada’s Project

Quando è nata l’idea di fondare Alteredu? Cosa ti ha spinto a fondare una startup?

La storia di Alteredu inizia in una regione, la Calabria, in cui c’è un forte necessità di riduzione del digital gap. Abbiamo notato esserci un’estrema necessità di educazione digitale per restare al passo con i tempi.
La Calabria, infatti, oltre ad essere ultima in Europa come competenze digitali, si trova tristemente in cima alle classifiche europee anche per il numero elevato di giovani NEET (Not in education, employment or training) – persone, soprattutto di giovane età, che non hanno né cercano un impiego e non frequentano la scuola o corsi di formazione o di aggiornamento professionale. Da qui, abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa di concreto, cercando di dare una spinta ai giovani italiani.
Siamo giovani calabresi con tanta voglia di fare, per questo abbiamo sentito la necessità di realizzare qualcosa di concreto per il nostro Paese, cercando di dare una spinta a tutti i giovani italiani. La Calabria spesso sale agli onori della cronaca per avvenimenti non sempre positivi, per questo vogliamo provare a invertire la tendenza, nel nostro piccolo, e provare a far conoscere la nostra regione anche per delle realtà positive ed innovative.
Abbiamo pensato e realizzato Alteredu come una piattaforma online che propone corsi completamente online ed esclusivamente certificati. Abbiamo in catalogo più di 300 corsi ed ognuno può essere seguito comodamente da casa o da dove si preferisce, tramite pc, tablet o smartphone e ognuno rilascia un attestato valido ai sensi di legge.
Nel 2020 stati scelti dal Ministero dell’innovazione tecnologica per inserire i nostri corsi nella piattaforma di Solidarietà Digitale, permettendo di offrire a chiunque i nostri corsi in maniera totalmente gratuita, pagando solo i costi dell’attestato per chi lo desiderasse. Qui si possono visualizzare i corsi gratuiti.

Oggi sei Founder e Direttore Ufficio Marketing di Alteredu. Quali sono le principali sfide che ti trovi ad affrontare? Quali sono gli obiettivi per i prossimi anni?

E’ un ruolo molto particolare che ho dovuto cucirmi sulle mie competenze, che erano abbastanza distanti da questo mondo. Ma quando c’è la passione – e in questo caso ce ne era veramente tanta – non è stato difficile entrare nei panni e nella testa di chi deve fare di tutto per far crescere il proprio progetto.
Ho studiato e mi sono formato molto da autodidatta, sbagliando e riprovando, fino a capire cosa funzionava e cosa no. E una volta individuata la quadra, reiterare e continuare a crescere.
Per quest’anno abbiamo grandi progetti, tutti con l’obiettivo di consacrarci come piattaforma di riferimento per la formazione certificata online. Vogliamo aumentare il nostro supporto ai giovani italiani, per attrezzarli ad essere pronti per il mercato del lavoro: a breve lanceremo nuovi ed innovativi corsi certificati dedicati proprio alle professioni che saranno più richieste nei prossimi mesi e forniremo a chi ci sceglie un aiuto per coniugare le loro competenze con le richieste provenienti dalle aziende, così da azzerare il gap che divide chi cerca lavoro con chi ha bisogno di personale qualificato nei diversi ruoli. In più vogliamo ampliarci sempre di più verso il mondo delle aziende e degli enti pubblici, fornendo loro formazione certificata per i propri dipendenti, attraverso sia i nostri corsi online certificati, ma anche tramite la nostra piattaforma e-learning proprietaria, che può essere personalizzata per le esigenze dell’azienda o ente pubblico.

Come si differenzia Alteredu dalle altre startup operanti nel mondo della formazione? Cosa può offrire ad un’azienda o a un singolo privato?

Alteredu si differenzia dalle altre startup nel mondo della formazione perché i nostri corsi rilasciano certificazioni riconosciute da enti come il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) e altri enti accreditati. Inoltre, i corsi di Alteredu possono essere utilizzati per ottenere crediti formativi, punteggi nei concorsi o per soddisfare i requisiti di formazione obbligatoria delle aziende. Ciò significa che gli studenti possono acquisire competenze professionali e accedere a opportunità di carriera utilizzando i corsi di Alteredu, oltre a migliorare la loro formazione accademica e professionale.
Per le aziende, Alteredu può offrire programmi di formazione personalizzati per i dipendenti, aumentando così le loro competenze e migliorando la produttività aziendale. Per i privati, Alteredu offre la possibilità di accedere a percorsi formativi personalizzati, in modo da poter raggiungere i propri obiettivi di carriera o di apprendimento in modo efficiente. Inoltre, l’azienda può assolvere a tutti gli obblighi formativi previsti dalla legge, grazie al nostro ampio catalogo di corsi certificati.

Sei anche Presidente di FuturoDigitale Non-profit Association. Ce ne parli?

Futuro Digitale è un’associazione no profit fiore all’occhiello della Calabria che da ormai dieci anni partecipa in progetti europei in giro per il continente, e di cui nel 2020 ho avuto l’onore di essere eletto Presidente.
Futuro Digitale offre una vasta gamma di servizi, tra cui eventi, workshop e programmi di mentoring, per aiutare le persone a sviluppare le competenze digitali necessarie per affrontare le sfide e cogliere le opportunità dell’era digitale. Inoltre l’associazione promuove progetti di ricerca e sviluppo per migliorare l’educazione digitale e la formazione professionale in Italia e in Europa. L’associazione è impegnata a promuovere l’inclusione sociale attraverso l’educazione digitale, raggiungendo persone di tutte le età, sesso, abilità e background socio-economico e lavorando in partnership con istituzioni pubbliche, organizzazioni private e comunità locali per promuovere una società digitale più equa e inclusiva.

Cosa consiglieresti a una persona che vorrebbe avvicinarsi al mondo delle startup?

Prima di entrare in questo mondo, bisogna innanzitutto capire di cosa tratta il mercato e la nicchia in cui vuoi entrare. Ad esempio noi di Alteredu abbiamo visto che in Calabria e in Italia c’era un forte bisogno di
formazione professionalizzante per entrare nel mondo del lavoro.

Poi bisogna costruire una squadra forte e competente, avere un piano d’azione solido e sfruttare tutte le risorse disponibili per le startup come acceleratori o programmi di mentoring. E’ importante avere una mentalità flessibile ed essere sempre pronti a imparare, non avere paura di chiedere aiuto e fare networking.

E soprattutto, devi avere passione per quello che fai. Non bisogna mollare di fronte alle difficoltà, perché il mondo delle startup è pieno di ostacoli, ma quelli che alla fine ce la fanno sono quelli che non si arrendono.

Quanto è stato utile il tuo percorso di studi nello sviluppo della tua carriera? Quali sono i temi che ti hanno appassionato di più?

Sicuramente è stato utile, ma più a livello di soft skills che di hard skills. Le hard skill mi hanno
fornito una mentalità programmatica che è stata utile a livello di problem solving e management,
ma tutto il resto lo ha fatto lo studio da autodidatta, che è stato fondamentale. Ho dedicato tanto
tempo libero per formarmi sulle tecniche di digital marketing, SEO e copywriting. Queste sono
state sicuramente le tematiche che più mi hanno preso e interessato, e mi hanno fatto
appassionare al mondo del marketing e delle startup.

Giovanni Tavaglione coach e founder I.R.A. per Giada's Project

L’ascolto per motivare e cambiare – Intervista a Giovanni Tavaglione, coach e fondatore di I.R.A.

Giovanni Tavaglione, coach internazionale con 23 anni di esperienza, fondatore e direttore di I.R.A. – Inner Rainbow Academy, autore, editore e partner del Team Petrosyan, dove in particolare supporta il campione del mondo Giorgio Petrosyan per la preparazione mentale ai match.

Giovanni Tavaglione coach e founder I.R.A. per Giada's Project
Giovanni Tavaglione coach e founder I.R.A. per Giada’s Project

Ciao Giovanni, grazie per la disponibilità, è un piacere e un onore poterti intervistare. Per chi ancora non ti conosce, puoi raccontarci qualcosa in più su di te e sul tuo percorso?

Piacere mio Giada! Grazie mille a te per l’intervista!

Il mio percorso nasce dall’amore totale per ciò che ho la fortuna di poter fare e che ho sempre sognato: aiutare le persone ad ascoltarsi e a valorizzare il proprio talento in azienda, nello sport e nel sociale. Per riassumere potrei dirti che il mio percorso sembra un vaso kintsugi dove ho imparato ad incollare le crepe con il materiale più prezioso che conosco: l’ascolto! Ho una donna meravigliosa che è sempre al mio fianco insieme ai nostri 5 figli. Amo allenarmi marzialmente al mattino presto per prendermi cura del corpo con una delle più grandi passioni della mia vita: le arti marziali! Il tempo della giornata mi vola e mi rendo conto che, con il passare degli anni, la luce negli occhi aumenta: secondo me un termometro fondamentale per monitorare la nostra salute!

Ho letto che fin da bambino sei sempre stato interessato all’ascolto e all’aiuto del prossimo. Ti immaginavi già allora che saresti diventato il professionista che sei oggi?

Fin da piccolo sognavo esattamente la vita che sto vivendo. Tanti si guardano indietro, magari con dei rimpianti e con dei sensi di colpa. Per quanto mi riguarda so di aver costantemente dato tutto per quello in cui credo e ho visto nelle migliaia di sacrifici fatti, il piacere di seguire fino in fondo ciò che la mia anima mi ha chiesto, mi chiede e continua a chiedermi.

Sei il fondatore di I.R.A. – Inner Rainbow Academy. Apprezzo la scelta del nome e l’idea di un arcobaleno all’interno delle persone. Da dove nasce I.R.A. e che percorsi formativi offre?

I.R.A. (Inner Rainbow Academy) nasce da un mio sogno nel cassetto: creare un luogo dove le persone possano darsi il permesso di andare incontro al proprio talento e dargli l’opportunità di manifestarlo.

Ho sempre amato la città di Udine perché avendoci lavorato fin da molto piccolo ho ritrovato quei valori che sento miei: la coerenza fra dire e fare, la voglia di rimboccarsi le maniche, la concretezza e l’integrità!

La Inner Rainbow Academy è il luogo dove un atleta professionista può prepararsi per il match più delicato dell’anno, dove si organizzano eventi ad alto impatto aziendale, dove si può lavorare con il coaching personalizzato davanti ad uno specchio, dove un imprenditore può scaricare le proprie tossine con i guantoni e un sacco fino al farsi la doccia per rigenerarsi!

La Inner Rainbow Academy forma i Coach e i Mentor del futuro, genera training personalizzati per le aziende per lo sviluppo delle competenze, dà vita ad eventi mirati allo sviluppo di un patto di squadra, sostiene a livello individuale imprenditori, manager, atleti, medici, operai e tutti coloro che vogliono lavorare su di sé nei momenti dove il livello di stress è più alto e dove è necessario farsi trovare lucidi quando la pressione sale.

Ti interfacci con realtà aziendali e atleti di tutto rilievo, oltre all’ambito sociale. C’è un trait d’union che lega questi ambiti, a prima vista molto differenti tra loro?

Azienda – Sport – Sociale per me sono 3 connettori quotidiani. Ti faccio un esempio: i libri scritti magari con campioni dello sport e imprenditori sui temi nevralgici della consapevolezza comportamentale hanno poi dato supporto al CRO di Aviano nell’ambito della ricerca sul cancro o ad esempio alla Terapia Intensiva Neonatale del Burlo Garofolo.

Ogni giorno per me questi 3 ambiti si uniscono con azioni che mi permettono di andare incontro alla mia missione: dare tutto quello che ho per aiutare le persone a scoprire quanta luce possono generare attraverso la porta magica dell’ascolto!

Qual è lo scoglio più grande che trovi nel momento di passaggio, come dici tu, lungo il ponte Dire-Fare?

Dire-Fare per me diventa uno scoglio solo quando non si ha chiaro per cosa si lotta ogni giorno. Imparare ad ascoltare le mie emozioni, ha significato nel tempo aprire la porta dell’intuito per scoprire la mia visione, per farla poi diventare obiettivi e piani d’azione. Lo scoglio dire-fare si manifesta ogni volta in cui una persona lavora su obiettivi in cui in fondo in fondo non crede.

Quindi per me dire-fare significa:

  • parlare solo quando sono sicuro
  • evitare di generare false aspettative
  • far parlare i fatti
  • prendermi il mio tempo per ascoltarmi.

Nei tuoi 23 anni di esperienza come hai visto cambiare le insicurezze, le ansie e le fragilità delle persone?

Per imparare ad osservare i cambiamenti delle insicurezze, delle ansie e delle fragilità delle persone, ogni giorno per me è fondamentale riconoscere le mie. Negli ultimi anni tante apparenti certezze sono vacillate e noi tutti inevitabilmente abbiamo fatto i conti con fragilità che tante volte rischiamo di evitare o di negare. Ritengo quindi che questo periodo possa essere un’occasione enorme per imparare a dare dignità di esistere alle proprie emozioni e alle proprie fragilità in quanto possono diventare una porta d’ingresso straordinaria che ci fa entrare nella stanza dei nostri reali bisogni del ‘qui ed ora’.

A tuo avviso che ruolo giocano i social network nella ricerca di sé stessi e nell’attivazione di un cambiamento, sia in positivo che in negativo?

Ritengo che i social network rappresentino un grande rischio e una grande opportunità a seconda di come vengono utilizzati. Diventano un potenziale narcotico compensativo quando la persona ha una consapevolezza comportamentale bassa, ma allo stesso tempo possono diventare un’occasione straordinaria di sublimazione e di ricarico energetico se la persona è in grado di comunicare con sé stessa e con gli altri.

Che consiglio daresti a una persona che si sente in un momento di ‘blocco’ nella vita personale o professionale? Qual è il primo passo da fare?

Il primo consiglio che darei ad una persona che vive un blocco è quello di dare un nome all’emozione che prova, localizzare nel corpo la parte dove la vive in modo più evidente e scriverla nel proprio diario di bordo perché è proprio da questa piccola azione che quel blocco nel tempo può diventare una risorsa impensabile.

Per te lo sport ha un ruolo fondamentale. Dove trovi la motivazione per continuare, anche quando risulta difficile o hai poco tempo a disposizione?

Lo sport quotidiano per me è un bisogno prima di tutto: è come bere, mangiare e dormire. Quindi anche quando le forze vengono meno, emerge il piacere di alzarmi per fare qualcosa che amo e che so mi darà energia per affrontare la giornata e nutrire il corpo.

Sei anche autore di due libri, “Un viaggio Straordinario”, sul coaching e mental training con il maestro delle arti marziali, Giorgio Petrosyan, e “LockMind” sulla gestione dello stress in tempi di pandemia. Hai qualche altro testo in cantiere?

I prossimi libri sono: La Voce del Silenzio (pronto per la stampa) che entra nel cuore della storia di un imprenditore siciliano che ha seguito di un imprinting molto duro ha perso la voce e trova nel perdono uno strumento magico per imparare ad amarsi!

Sto lavorando al libro Risorse Umane: Mission IM-POSSIBILE con Direttori del Personale di altissimo livello per scoprire l’importanza di ritrovare il coraggio di affrontare sfide complesse per amore di ciò in cui si crede, dimostrandolo attraverso i fatti.

In più in ognuna delle tante Academy attive a livello nazionale e internazionale realizzeremo i libri costruito con ogni azienda per dare valore ad un vero e proprio Viaggio Straordinario che nei testi riveleranno delle storie emozionanti da lasciare con gli occhi spalancati per molto tempo!

Da cosa ti lasci ispirare?

Mi lascio ispirare dal momento presente che ogni giorno mi sorprende e mi regala la gratitudine di poter vedere, respirare, sentire e ascoltare!

Grazie Giovanni.

Alla prossima intervista per Giada’s Project, intervisti agli esperti delle HR e non solo.

Maria Micoli per Giada's Project

Recruiting 4.0, Orientamento e Instagram – Intervista a Maria Micoli

Ciao Maria, grazie per il tuo tempo che mi hai dedicato in mezzo alle tue tante attività. Raccontaci un po’ chi è Maria Micoli, dai suoi inizi ad oggi.

Se penso agli inizi mi viene in mente il mio 3° anno di Liceo Classico. Avevo scelto il liceo un po’ come accade a tanti: su suggerimento dei professori che ritenevano io fossi portata per le materie umanistiche e che una formazione di questo tipo sarebbe stata più completa. Vero, ma non del tutto perché non amavo materie come il latino e il greco. I primi anni non sono stati per nulla facili ma è proprio durante il terzo anno che queste difficoltà sono diventate una vera e propria crisi esistenziale.

Non mi sentivo nel posto giusto, non avevo voglia di andare a scuola, uscivo di casa al mattino e piuttosto passavo la giornata a casa dei miei nonni, il rapporto con i compagni di classe e gli insegnanti era teso, il mio impegno era pari a 0. E non poteva essere altrimenti visto che ero costretta a studiare qualcosa che non mi piaceva. Molti miei compagni avevano lo stesso problema e preferivano resistere, proseguire, arrivare alla fine per paura soprattutto di parlarne con la propria famiglia.

Le aspettative sono sempre molto alte nei confronti di noi giovani e un dietro-front pensiamo sempre possa deludere gli altri e ci dimentichiamo di quello che vogliamo noi. Per fortuna, invece, io ho deciso di parlarne.

La mia famiglia ha compreso questo mio disagio ed è stata molto accogliente nei confronti di una sofferenza che era diventata, nel frattempo, così evidente da influenzare la mia vita di tutti i giorni.

Di comune accordo, quindi, ho deciso di abbandonare la scuola e prendermi quello che oggi chiamiamo GAP YEAR, un periodo di pausa che però può essere riempito di esperienze e soprattutto di tempo per capire cosa fare davvero della propria vita lavorativa (e non solo). Era quello che mi serviva: tempo. Quello che nessuno ti concede perché viviamo in una società che ci impone di prendere in fretta una decisione che dovrà dar forma alla nostra carriera lavorativa e quindi alla nostra vita.

Ma quanti di noi a quell’età hanno il giusto grado di maturità per poter fare una scelta consapevole? Con il senno di poi, posso dirti che davvero in pochi sanno che direzione prendere e la stessa cosa accade anche dopo il diploma e dopo l’università. Il motivo? In Italia l’orientamento è qualcosa di ancora sconosciuto.

Ma torniamo a noi. Quella pausa era davvero quello di cui avevo bisogno. Sono ripartita da me e dai miei interessi e grazie a questi ho trovato me stessa. Fino a quel momento avevo divorato libri e libri di psicologia. Mi sono quindi iscritta al liceo socio-psico pedagogico e da lì non ho mai più avuto dubbi.

Maria Micoli per Giada's Project

Come ti sei avvicinata al mondo delle risorse umane?

Con la scelta del nuovo liceo avevo ben chiara la mia strada. Terminato, infatti, mi sono iscritta a Scienze e Tecniche Psicologiche dove ho scoperto Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni attraverso alcuni esami. Ho iniziato un approfondimento personale e questo mi ha portato ad individuare le Risorse Umane come la parte più strategica all’interno delle organizzazioni. Da quel momento in poi il mio destino era praticamente già segnato. Avevo deciso che mi sarei specializzata in questo e ne avrei fatto il mio futuro professionale.

Comunichi molto sia su LinkedIn che su Instagram. Quali sono le grandi differenze che riscontri tra le due piattaforme in termini di linguaggio, pubblico, contenuti e quali invece le somiglianze?

Rispetto ad altri social le conversazioni su Linkedin sono più limitate ma è un’ottima piattaforma per creare delle discussioni interessanti per il pubblico in target che scegliamo e, strategicamente, lavorare per ampliare il proprio network.

IG, invece, è diretto e informale. C’è Maria nella sua veste di Recruiter ma anche nella vita di tutti i giorni. Mi racconto ormai apertamente alla mia community attraverso le stories o IGTV portando anche il mio percorso di vita.

Infondo, ho solo una decina di anni in più rispetto al mio pubblico, ho vissuto e superato le stesse difficoltà e incertezze, ancora tutt’ora, e mi piace raccontarlo.

Da dove nasce recruiter.life?

Recruiter Life nasce nell’aprile del 2018. Ero alla mia seconda esperienza lavorativa e con la mia collega senior (diventata poi un’amica) ci divertivamo a riprendere i momenti più belli della nostra recruiter life. Creai una cartella in evidenza sul mio profilo IG personale, chiamandola propri così, e con il tempo ho iniziato a sentire il bisogno di condividere la mia vita da Recruiter con più persone con lo scopo di fare informazione e trovare un punto di contatto tra selezionatori e candidati che non sempre si comprendono. Nel gennaio 2021 tutto questo diventa il mio attuale profilo IG seguito da + 10k followers.

Da quest’anno hai aggiunto un ulteriore tassello alla tua carriera, diventando docente del Master Job Farm. Complimenti! Come sta andando questa esperienza? Quali sono le materie che insegni?

Ti ringrazio tantissimo! Devo dire che quest’anno è stato pieno di soddisfazioni. Attualmente ho un lavoro a tempo pieno da dipendente, sono una libera professionista e ora anche una docente. Allo stato attuale, siamo nella fase di progettazione e definizione del modulo che ho scelto: Social & Digital Recruiting. Non potevo occuparmi di qualcosa di diverso considerando che negli ultimi anni, a livello formativo e professionale, mi sono specializzata in quello che chiamiamo Recruiting 4.0.

Il Marketing e la Comunicazione hanno infatti cambiato il mondo delle risorse umane ed è importante capirne le logiche e gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione. Il Master comunque partirà ad ottobre, al rientro dalle vacanze condividerò tutti i dettagli sui miei social.

Cosa ti ha spinta a diventare freelance?

La necessità di dedicarmi ai ragazzi. Come libero professionista, infatti, mi occupo di orientamento e fornisco consulenze personalizzate. Come raccontavo prima, attraverso la mia storia, l’orientamento scolastico e lavorativo è fondamentale ma è qualcosa di ancora poco applicato al nostro sistema scolastico. Di conseguenza, figure come la mia possono essere un punto di riferimento per i giovani che si approcciano al mondo del lavoro o che semplicemente non hanno ancora le idee chiare e, per questo motivo, hanno bisogno di essere guidati. In consulenza io faccio proprio questo: prendo per mano la persona, il suo obiettivo diventa il mio, e lavoriamo insieme per i risultati che abbiamo convenuto insieme.

Inoltre, mi permette di instaurare e seguire altre attività collegate alla formazione su temi legati all’ambito HR oppure su curriculum, ricerca di lavoro, orientamento e carriera.

In tutto quello che fai traspare la passione per il tuo lavoro. Tra i tanti aspetti positivi che può avere, qual è quello che ti affascina e motiva di più?

Lasciare il segno nella vita delle persone. Che sia il ricordo di una selezione o di un percorso di orientamento nel mio lavoro si creano rapporti che durano nel tempo. Sento ancora tutt’ora, ragazzi e ragazze che ho inserito nel mondo del lavoro quando io ho iniziato la mia carriera nelle risorse umane ed è bellissimo vederli crescere, diventare dei professionisti e rimanere, per loro, un punto di riferimento. Questo è il bello del mio lavoro.

Ci racconti qualcosa in più su due dei tuoi progetti: ORIENTIAMOCI e #dallapartedelcandidato?

Orientiamoci è il nome che ho scelto per la mia community di IG. La nostra community è aperta a chi vuole saperne di più sul mondo del lavoro, per chi è confuso e/o disorientato, per chi cerca il suo primo impiego, uno stage curriculare o una tesi in azienda, per chi vuole orientarsi nella variegata offerta formativa di scuole, università e corsi.  Il confronto con me e gli altri della community permette di accedere ad una maggiore conoscenza, consapevolezza e comprensione del mondo del lavoro con un focus sul mondo STEM, DIGITAL, SAP e HR.

#dallapartedelcandidato l’ho ideato, invece, per veicolare in modo chiaro i miei contenuti sui social. In un mondo in cui tutto sembra ruotare contro le nuove generazioni a causa della pandemia, della disoccupazione, delle aspettative e pressioni che il sistema ci impone volevo far capire che c’è qualcuno dalla loro parte. Ed eccomi qui, dalla parte del candidato.

Grazie Maria per aver condiviso con me i tuoi brillanti progetti e per aver approfondito tematiche non scontate come il Recruiting 4.0, l’orientamento e le potenzialità date da Instagram. Tienici aggiornati sugli sviluppi!

Alla prossima.

Giada’s projet

Se invece vi siete persi l’intervista precedente la trovate qui.

Giuseppe Malandrino per Giada's Project

Ironia, empatia e personal branding – Intervista a Giuseppe Malandrino di Diversey

La prima intervista di Giada’s project – Intervisti a professionisti ed esperti delle HR e non solo – ha come protagonista Giuseppe Malandrino, Senior Recruiter – RPO EMEA Diversey.

Giuseppe Malandrino per Giada's Project

Senza dilungarmi troppo, direi di partire e lasciare direttamente la parola a Giuseppe.

1. Ciao Giuseppe, innanzitutto grazie per la disponibilità e complimenti per la tua carriera. Virgin Active, Amazon, Gi Group, fino ad arrivare a Korn Ferry sono solo alcune delle esperienze professionali che hai avuto. Come si suol dire: tanta roba! Ci racconti qualcosa in più sulla tua storia, da dove sei partito, come sei cresciuto e dove sei oggi.

GM: Lette così sembro uno importante – da fuori le cose fanno sempre un altro effetto immagino… Però grazie! Vediamo, sono nato, cresciuto e partito da Bolzano, città che grazie al suo bilinguismo mi ha insegnato la fortuna della diversità ed il rispetto delle regole.

Ho poi girato parecchio: Firenze, Prato, Grosseto, Milano e Torino sono le principali città dove ho vissuto. In qualcuna per studio, altre per sport (ho giocato a calcio a 5 per anni ad un buon livello) altre per lavoro.

Torino per scelta. Ho svolto qui la specialistica in psicologia e me ne sono innamorato. Ricordo ancora quella domenica in cui, ormai stabili a Bolzano con la mia compagna palermitana, abbiamo visto credo un reel su Torino: magone.

Dopo tre anni di sacrifici tra cui due master e un lavoro a Milano siamo riusciti a tornare, mollando tutto per niente di certo – pensa che ho lasciato un lavoro fatto e finito come psicologo (a Bolzano sanità e terzo settore funzionano) per uno stage a Milano a 31 anni! Sono sempre stato uno che se nelle cose ci crede si entusiasma facilmente…3 anni in un monacale a Corsico con la mia compagna a Torino. Non facilissimo.

Ma era il nostro sogno tornare. E adesso siamo qui in tre.

2. Una domanda che faccio sempre: Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo delle Risorse Umane?

GM: Un’intuizione della mia compagna: al tempo lavoravo tanto con i ragazzi – comunità, progetti individualizzati, supplenze, sportello psicologico… Ero sempre in tuta.

Un giorno, tornando a casa mi fa: “Giù, non ti vedo felice. A te piace la sartoria napoletana e sei sempre in tuta. Perché non ti fai un master e te ne vai in azienda.” Un’epifania. E detto da lei mi è sembrato possibile…

Diciamo che mi aiuta a scoprirmi ogni giorno.

3. Ti seguo da tempo e penso di non essere l’unica a adorare quel mix di competenza, ironia ed empatia che lasci trasparire. Sei sempre stato così?

GM: Ci credi che mi stupisco sempre quanto ricevo apprezzamenti di questo tipo?

Intanto ti ringrazio; competente sicuramente no; frasi fatte a parte ci sono parti del mio lavoro che letteralmente adoro, come alzare il telefono e parlare con uno sconosciuto, dare un feedback, supportare. Se un’attività ti piace, ti prende, credo sia naturale sviluppare con l’esperienza una certa dose di competenza, ma credimi, ne devo mangiare ancora di pastasciutta!

Ironia ed empatia invece mi sento di dirti che mi hanno accompagnato da sempre, alternati a momenti anche abbastanza bui; Alida (N.d.A. la compagna) dice che faccio come i cavalli: mi dimentico del buono e vivo a pieno il momento no come se fosse sempre (stato) così. Come i cavalli perché mi viene lo sguardo vacuo. Credo che empatia e ironia siamo in qualche modo legate a questo aspetto.

4. Quali sono i must-have di un recruiter a tuo avviso?

GM: Ma sai, per come la vedo io, ogni lavoro va interpretato e soprattutto non puoi esimerti dall’essere la persona che sei, prima del professionista.

Io sono così sempre e la mia personalità si rispecchia nel lavoro. Probabilmente in un contesto altamente competitivo, focalizzato sul fatturato a scapito delle persone risulterei quanto meno inadatto.

Per risponderti: per quanto mi riguarda empatia, trasparenza e affidabilità sono la base; il punto vero però è trovare un contesto dove le tue personali competenze/valori siano non solo apprezzate, ma utili.

Ci sono recruiter con personalità, approcci e valori molto lontani da me che risultano benissimo in altri contesti.

5. Quali sono le più grandi difficoltà che trovi o hai trovato facendo selezioni multilingue? Quali sono invece i pregi di non comunicare solo in italiano?

GM: Banalmente, ci sono volte che qualche concetto ti sfugge, vuoi per la pronuncia, vuoi per la cultura di riferimento. Io chiedo sempre chiarimenti, senza timore di sembrare ignorante: si imparano un sacco di cose! Credo di aver risposto ad entrambe le domande…😅

Ah, sono convinto anche che “switchare” tra più lingue tenga allenato il cervello, anche se ogni tanto sembra di averlo messo dentro il frullatore…

6. Quanto conta avere una presenza online e curare il proprio personal branding sia lato recruiter che candidato?

GM: È la base del marketing: puoi anche essere il candidato migliore del mondo, ma se nessuno sa che esisti…

Ne parlavamo poco fa: io e te non ci siamo mai incontrati, eppure tu sei fatta un’idea abbastanza chiara di me grazie alla mia presenza qui. Oggi il contesto è questo; meglio o peggio non saprei. Io sono dell’idea che in generale è bene essere consapevoli, poi ognuno fa le sue scelte.

7. Che consiglio daresti al te sbarbatello pronto ad iniziare il suo primo lavoro?

GM: Mettici entusiasmo. Troppe volte ho avuto la conferma che fa la differenza…

8. Da cosa e da chi ti lasci ispirare?

GM: Dalla mia compagna- incontrarla è stata la fortuna più grande che abbia mai avuto, dalle passeggiate con la musica nelle cuffiette, dalle persone che osservo per ore seduto su una panchina, dal Valentino e da via Roma, dalla corsa, dalle culture nuove, dal mare, dalle storie.

Grazie Giuseppe per la condivisione. Ci vediamo in rete.  

Alla prossima intervista

Giada(‘s project)

Fabiana Andreani Fabiana Manager Career Tips

Perché seguire Fabiana Manager e i suoi career tips

Fabiana Manager aka Fabiana Andreani è una delle poche influencer che seguo, ma che soprattutto mi sento di consigliarti. Esperta di formazione e sviluppo di carriera con oltre 10 anni di lavoro in aziende, Università e Business School. Una professionista del suo settore con due marce in più:

  • 1. tantissima passione per quello che fa
  • 2. spirito non convenzionale, comunicazione 2.0 sui social, capelli fucsia che adoro.
Fabia Manager selfie


Anni liquidi e veloci quelli in cui viviamo, anni molto particolari anche per il mondo del lavoro, tra social, digital nomads, Smart working, mille possibili tipologie di contratti e tante nuove professioni. Districarsi non è proprio un gioco da ragazzi, ma la zia Fabiana fa il possibile per aiutare i giovani e non solo loro.

Perché mi piace così tanto e spesso entro su Instagram solo per vedere se ha pubblicato una nuova storia? Provo a raccontartelo qui di seguito e, secondo me, alla fine vorrai seguirla pure tu.

Career tips per under 35

Fabiana si rivolge soprattutto a un pubblico under 35, fornendo preziosi consigli in ambito formativo e professionale. Aiuta a risolvere problemi, a dipanare dubbi, paure e perplessità di chi si trova alle prese con la scelta dell’Università, di un Master, di chi vorrebbe cambiare percorso lavorativo, di chi desidera reinventarsi o di chi è alle prime armi e non sa come muoversi.

Tips utili, utili e utili, perché non esiste un manuale di istruzione per costruire il proprio futuro, ma si può solo cercare, studiare, impegnarsi, lavorare e soprattutto non arrendersi.

Formato fresco, rapido e accattivante

A volte il mondo del lavoro e la comunicazione HR e aziendale sembrano antiquati, statici e con un leggero strato di polvere in superficie. Non mi piace generalizzare, ci sono anche molti casi virtuosi. Ultimamente, infatti, le cose stanno lentamente cambiando e capita di trovare chi, oltre ad avere esperienza e professionalità da vendere, sa anche come approcciarsi e come comunicare.

Un esempio? Ça va sans dire… Fabiana Manger !

Parla in modo meno convenzionale, più diretto e accattivante sui social. Perché se vuoi parlare a una certa nicchia, devi anche sapere dove trovarla.

Qualche numero di @fabianamanager? +150k follower su TikTok e +100k su IG, non male eh?

Genuinità e professionalità

Professionista, mamma, donna, influencer, fuori dagli schemi, esperta, frizzante… Fabiana è tutto questo e molto altro.

Mi piace molto leggerla ed ascoltarla perché sa infondere una carica positiva, oltre a far sentire compresa ogni persona. Troppo spesso, di fronte ad alcune offerte di lavoro, capita di sentirsi inadeguati, fallati, sempre con qualcosa fuori posto. Fabiana invece racconta ciò che è realmente, ovvero è normale cambiare, voler crescere, provare qualcosa e accorgersi che non fa per noi. Un cambiamento, lavorativo, universitario, personale, ecc., non è da vedersi come un fallimento, ma come una presa di consapevolezza e poi, come spesso dice, si è sempre in tempo a riassestare il tiro.

Sul suo profilo LinkedIn c’è una frase che mi ha sempre colpita molto

“Il tuo futuro è ancora da scrivere”

…e sì, credo che ci siano ancora molte parole da dire e storie da raccontare.

Se non segui ancora Fabiana, ti consiglio di recuperare 😉

Fammi sapere che ne pensi e se hai qualche altro profilo da consigliare.

Alla prossima.

stretta di mano the banker film

Che film guardiamo stasera? The Banker

The Banker, anno 2020, è un film basato sulla storia vera di due imprenditori afroamericani nell’America razzista di metà anni Cinquanta.

Ho visto ieri sera questo film e la sua trama, un bel mix di genialità, lotta al razzismo, esclusione, forza, e il suo protagonista, un uomo afroamericano, sognatore ed esperto di finanza e con un grande spirito imprenditoriale, mi hanno tenuta incollata fino all’ultimo.

La trama di The Banker in breve

La storia, basata su fatti realmente accaduti, parla di due abili e tenaci imprenditori afroamericani, Bernard Garrett, originario del Texas, paese fortemente razzista negli anni Cinquanta, e del suo socio Joe Morris, i primi due banchieri neri degli USA. Il tutto è ambientato negli anni Cinquanta, un periodo molto segnato dal razzismo e da forti divisione e pregiudizi tra bianchi e neri. Per ovviare queste problematiche, decidono di assumere un bianco come facciata della loro azienda e per l’acquisto di immobili, mentre loro continueranno a lavorare dietro le quinte.  

stretta di mano the banker film

Si spingono oltre, acquistando ben due banche in Texas, per aiutare i cittadini neri a ottenere prestiti, cosa fino ad allora impossibile. I fatti poi si complicano…. Ma non voglio svelarti troppo.

Frase più carica di The Banker

La frase che mi è piaciuta di più del film è stata questa

“I tuoi soldi sono verdi è l’unico colore che mi interessa!”

La risposta data dal ragazzo bianco, Matt Steiner, quando gli fu chiesto se sarebbe stato un problema per lui lavorare per due neri.

Perché vederlo

Per conoscere parti di storia non troppo lontane e probabilmente poco approfondite. Oltre a questo, perché The Banker è capace di farti ragionare. Al termine del film mi sono fermata qualche attimo a pensare che ancora oggi, a ben più 60 anni di distanza, con senza dubbio molti risultati raggiunti, essere nero/donna/ecc. a volte è ancora un problema.

Un altro perché? Nel cast c’è Samuel L. Jackson, attore che mi fa piacere ogni film in cui recita.

Perché guardare i film

Sono una cinefila, amo passare qualche serata a guardare film di vario tipo, possibilmente in lingua originale, così mi tengo allenata. Oltre a passare il tempo, per me i film sono fonte di ispirazione, di apprendimento, di condivisione. Un film, se fatto bene, ma ogni tanto anche se fatto male, sa farti pensare e mettere in discussione.  

Se non l’hai visto te lo consiglio. Se l’hai visto, fammi sapere se ti è piaciuto o meno.

fiocchetto lilla dca

Che cosa sono i DCA e la giornata del Fiocchetto lilla?

Il 15 marzo è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla. Forse questo colore per te che leggi non è parlante o forse lo conosci già. Il lilla è il colore che rappresenta i DCA, Disturbi del Comportamento Alimentare (in inglese ED Eating Disorders). Il 15 marzo è la giornata nazionale contro i Disturbi del comportamento alimentare.

Da dove nasce la giornata del fiocchetto lilla

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per la prima volta è stata promossa del 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” di Pieve Ligure, Genova. Dietro c’è un padre, Stefano Tavilla, che ha perso sua figlia Giulia di soli 17 anni a causa della bulimia. Giulia era in lista d’attesa di essere ricoverata in una struttura dedicata, ma non ce l’ha fatta. Il 15 marzo è proprio il giorno della sua scomparsa.

giornata nazionale dei DCA 15 marzo

Questa giornata, viene sancita dalla Presidenza del Consiglio in data 19 giugno 2018. Il 15 marzo diventa quindi un giorno distintivo e riconosciuto istituzionalmente come giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione.

(Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 140 del 19.06.2018: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/06/19/18A04218/sg)

L’obiettivo della giornata del fiocchetto lilla

La missione dietro alla giornata del fiocchetto lilla, del 15 marzo, è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei DCA, Disturbi del comportamento alimentare, oltre a dare speranza a chi ne soffre e a chi ha un caro/a che ne soffre.

fiocchetto lilla dca

In questa giornata in tutta la penisola italiana vengono organizzati eventi di vario tipo, da convegni, a presentazioni di libri, a banchetti informativi, a colorazioni lilla di monumenti cittadini, etc.

Cosa sono i DCA

I DCA, disturbi del comportamento alimentare, sono caratterizzati da un rapporto patologico con l’alimentazione e il cibo. Oltre a portare ad un consumo di cibo alterato, provocano danni di vario tipo sia alla salute fisica che alla sfera psicologica e sociale.

Per fare qualche nome, tra i DCA troviamo: Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità, EDNOS (disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati)

“In Italia sono 3 milioni i giovani che soffrono di DCA, un fenomeno spesso sottovalutato sia da chi ne soffre che dai famigliari, e che costituisce una vera e propria epidemia sociale: il 95,9% sono donne, il 4,1% uomini. Soffrire di un DCA, oltre alle conseguenze negative sul piano organico, comporta effetti importanti sul funzionamento sociale della persona, con gravi penalizzazioni della qualità di vita; ne limita le capacità relazionali, lavorative e sociali. Spesso, inoltre, il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche: oltre, quindi, a provocare un’intensa sofferenza psichica, coinvolge anche il corpo, con serie complicanze fisiche. Tuttavia, solo una piccola percentuale di persone che soffrono chiede aiuto.”

Coloriamoci di lilla

Dove trovare informazioni in merito ai DCA

I centri, associazioni, siti, ecc. dove poter trovare maggiori informazioni in merito a chi rivolgersi, come uscirne, quali sono i sintomi e le cause, oltre a trovare gruppi di supporto e testimonianze sono vari. Qui puoi trovare un elenco di quelle che conosco:

  • MondoSole associazione e centro specializzato in disturbi alimentari

[lista in aggiornamento, se ne conosci altre, avvisami così le inserisco]

Spero che tu che leggi non abbia problemi del genere. Se invece ti ritrovi in queste situazioni o conosci qualcuno/a che potrebbe avere delle difficoltà, parlane, non sei solo/a.

Con l’adeguato aiuto e supporto è possibile uscirne, tornare a vivere e a sorridere.

scrittura pin elementi cartoleria perchè ho aperto il mio blog

Ecco perché ho aperto il mio blog

Perché aprire un blog, quando il mondo ne è pieno e ci sono tantissime voci più esperte e conosciute della mia? Il tutto è nato dalla semplice idea di crearmi un sito portfolio mono pagina, dove indicare le mie esperienze lavorative, formazione e annessi e connessi.

E sito sia. Dopo qualche tempo di lavoro e gentile supporto dal mio master IT di fiducia il mio sitino era pronto. Ottimo, era quello che volevo. Magari il risultato finale non era una bellezza rara, ma era una discreta base per iniziare.

Migliorare il mondo un millimetro alla volta e aiutare gli altri, condividendo ciò che trovo di utile tutt’attorno a me.

Come spesso accade, l’appetito vien mangiando. Da cosa nasce cosa e così, ho deciso di raggruppare tutti i piccoli frammenti di testo e consigli sparsi in un luogo unico. Da lì è nata l’idea di affiancare al sito un blog.

I miei perché dietro al mio blog (e alla mia vita)

O la mia mission 😉

Migliorare il mondo un millimetro alla volta e aiutare, anche di poco o pochissimo, la vita altrui.

Sia online che offline, porto avanti questa mission. In concreto, nel mio blog – come altrove – condivido quello che ho trovato utile e mi ha aiutata nel mio percorso fino a qua, oltre a raccontare storie uniche. Condivido spunti utili per aiutare e ispirare chi legge. Da strumenti di grafica, a tool, a consigli di lettura, a rubriche e newsletter per restare aggiornati, tanto per fare qualche esempio.

Prima di migliorare il mondo, migliora te stesso/a

Lungi da me, pensare di non lavorare su me stessa. Il lavoro su me stessa è una costante, giorno dopo giorno, e anno dopo anno. Il mio obiettivo nasce da un desiderio di condivisione.

Perché non condividere con gli altri quello che su di me ha funzionato? Perché non offrire qualche chiave di lettura diversa, o qualche semplice elemento che mi ha migliorato la vita o il lavoro?

Magari per alcuni/e sarà superfluo o addirittura inutile, mentre per altri/e sarà un buono spunto, o un input per poi proseguire.

donna bionda con penna scrittrice

Storie al gusto di unicità

Oltre a condividere elementi che profumano di utilità, capaci di aiutare e stimolare, amo anche parlare di unicità.

Raccontare l’unicità che c’è dietro ogni persona, progetto, realtà, perché siamo tutti/e differenti e portatori di sane differenze, meraviglie ed imperfezioni.

Storie personali, storie del mondo, storie di persone, servizi, aziende e realtà di vario tipo. Successi e fallimenti. Per motivare, ispirare e spingere a una più grande accettazione di ciò che è diverso da noi e della nostra routine.

Un blog per fare pratica

Un altro motivo che mi ha spinta a inaugurare il mio piccolo blog, è la voglia e necessità di fare esperienza.

Non sempre è possibile fare esperienza e trovare qualche posto dove ti diano la possibilità di farla. Così perché non farsela, almeno in minima parte da sé?

Aprire un proprio canale YouTube, una pagina, un blog, creare contenuti, attuare delle collaborazioni, ecc. aiuta a capire come muoversi, a provare, a testare.

scrittura pin elementi cartoleria perchè ho aperto il mio blog

Prima o poi una possibilità arriverà, ma intanto è meglio non trovarsi impreparati e aver mosso quale passo. Che dici?

Spero con tutto il cuore di non annoiarti. Spero altrettanto di riuscire nel mio intento, un millimetro alla volta, con il mio piccolo blog.

Sapere di aver aiutato o consigliato anche solo una persona, sarebbe un successo. Sono ben conscia che non è possibile aiutare tutti, nè che si può aiutare chi non vuole farsi aiutare.

Non siamo per tutti e forse è un bene, ma se tutti/e facessimo qualcosa di buono, anche impercettibile, credo che il mondo potrebbe essere un posto migliore.

Se vuoi parlarne, sono qua 🙂

wrong way cartello rosso

Tu non sei i tuoi errori. Impara a sbagliare.

C’è un elemento che accomuna tutti noi: l’errore. Indipendentemente da chi siamo, cosa facciamo e dove viviamo, siamo soggetti a errori più o meno casuali e sbagli.

Siamo imperfetti e lo sappiamo, ma tendiamo sempre verso la perfezione. A volte abbiamo addirittura paura di sbagliare per una miriade di motivi. La riprova sociale, il nostro ruolo, il pensiero altrui, la tendenza a non fermarsi mai, la società e le sue dinamiche…

Oltre a questo, siamo anche abituati a credere che un errore, come uno sbaglio, sia l’opposto del successo, della fama e della gloria. In realtà gli errori sono dei mattoncini. Senza di essi, non saremo in grado di costruire il muro che è la nostra vita. Un risultato positivo è stato possibile anche grazie alle cadute passate, agli errori, alle soste e ai cambi di direzione.

Se sei amante dei Lego – o anche se non lo sei, ma senz’alto conosci i mattoncini variopinti – sai che per costruire un progetto, da un’astronave, a un edificio, a un personaggio fantastico, ogni mattoncino è essenziale per il risultato finale.

Invenzioni e scoperte ‘per errore’

Non tutti gli errori vengono per nuocere. Prova a pensare a prodotti come il Gorgonzola, i corn flakes, i fiammiferi, i post-it, fino ad arrivare a Colombo e alla scoperta dell’America. Potresti mai immaginare un mondo senza?

tazza bianca con cereali

Queste scoperte, assieme a tante altre invenzioni, nate dal caso e da un iniziale sbaglio, hanno arricchito la vita, portato dei benefici e ancora oggi continuano a essere una parte fondamentale del nostro vivere.

Da un procedimento sbagliato, all’aggiunta di un nuovo ingrediente, al vedere le cose da un altro punto di vista, al lavoro maldestro di qualcuno. Si è arrivati a dei prodotti nuovi e innovativi, che probabilmente non sarebbero stati scoperti se non ci fosse stato, per l’appunto, un errore.

Gli errori aiutano a crescere

‘Sbagliando si impara’. Quante volte ti è capitato di sentire questa frase? L’errore è un elemento fondamentale nell’apprendimento di una nuova capacità, facoltà e disciplina.

Quante volte cade a terra un bambino prima di sapere camminare in posizione eretta autonomamente? Pensa poi alla scuola e alle correzioni dei compiti. O ancora all’esercizio ripetuto centinaia di volte durante un allenamento, le prove di canto o di chitarra, fino a quando non risulta corretto. O ancora a quando stai facendo le guide in preparazione all’esame della patente. La guida non era poi così fluida e disinvolta, no? (o perlomeno ti confesso che io ero abbastanza goffa all’inizio 😉).

Per apprendere una qualsiasi attività è necessario provare, riprovare, sbagliare, correggersi, fino a migliorare ed eccellere.

Gli errori aiutano a sviluppare un senso critico verso sé stessi e la vita. Credo che soltanto tramite gli errori e il successivo miglioramento e ricerca di una soluzione, si possa crescere e svilupparsi realmente.

Come rimediare ad un errore?

Siamo umani e va da sé che siamo anche imperfetti. Gli errori capitano a tutti, anche ai professionisti e agli esperti di uno specifico settore. L’obiettivo è quello di farne sempre di meno, o meglio, di correggere quelli fatti, trarne una lezione ed evitare di commetterli in futuro.

Secondo me i passaggi essenziali per porre rimedio a uno sbaglio sono quelli che ti elenco qui:

  • Ascolto
  • Riconoscere l’errore
  • Accettare la responsabilità
  • Scusarsi
  • Rimediare

Riconoscere gli errori, scusarsi e porre ove possibile rimedio, aiuta a creare fiducia. Aggiungerei che fa trasparire anche l’umanità che c’è in te o nella tua azienda, servizio. La trasparenza aiuterà ad aumentare anche la tua credibilità e molto probabilmente il cliente o la persona in questione tornerà.

Da errore a un nuovo slancio

L’errore può trasformarsi in una opportunità. Ma sei sicura Giada? Sì, direi di sì.

Se trattato nella giusta maniera può per dare vita a nuove strade. Pensiamo ad esempio al fantomatico error 404 – not found. Hai fatto una ricerca e non sei arrivato dove volevi? Spesso ti trovi semplicemente di fronte a una pagina con l’errore. Altre volte ti appare una pagina personalizzata con suggerimenti per continuare la tua esperienza sul sito e possibili soluzioni.

pagina 404 error not found della Disney con il mostro protagonista di monsters and co

Con la giusta personalizzazione e attenzione, un errore può aprire degli scenari nuovi e condurre al risultato voluto, o addirittura a uno migliore.

Per concludere sapevi che esiste addirittura un’isola chiamata Mistake Island? Se questa notizia ti è nuova, guarda qui.

Se addirittura all’interno di un territorio c’è il termine errore, forse errare non è poi sempre da considerare come qualcosa di inaccettabile. L’importante è non ripetere all’infinito gli stessi errori.  😉

Tu che rapporto hai con i tuoi errori?