Formazione e HR – Intervista a Roberto Marra, Learning Specialist Amazon

Buongiorno Roberto. Ci parli un po’ di te e del percorso che ti ha portato ad essere la persona e il professionista che sei oggi?

Buongiorno Giada. Piacere mio e grazie per l’opportunità.

Per descrivermi, utilizzo una parola, un proverbio e un aggettivo.

Rollercoaster”. Liceo Scientifico, Laurea Magistrale in Giurisprudenza, due Master in Risorse Umane. Non proprio il percorso più “lineare” da seguire.

Chi nasce quadrato non può morire tondo”. Se questa è una verità, mi considero la più classica delle eccezioni. Un rational thinker, che, nel corso degli anni, ha sempre più fatto spazio a istinto e creatività. Posso dire di essere arrivato ad un buon compromesso tra queste tre dimensioni.

Grato”, in particolare, per due motivi. In primis, perché sono riuscito a costellare il mio cielo di tante stelle, che, con esempi, parole e gesti, hanno illuminato il mio percorso, anche nei momenti in cui la nebbia era fitta. Il professionista e la persona che sono e che sarò è anche merito loro. In secundis, perché ho sempre avuto la possibilità di assecondare le mie passioni e i miei desideri.

Roberto Marra, L&D Specialist per Giada's Project
Roberto Marra, L&D Specialist per Giada’s Project

Il mio profilo Linkedin, invece, racconta che, dopo l’esperienza come assistente giudiziario al TAR e la pratica forense, mi sono occupato, per tre anni, di consulenza organizzativa e formativa, prima di entrare a far parte del team L&D, prima come Trainer e, oggi, come Learning Specialist, di una delle principali internet company del mondo. Sono autore di un romanzo sul mondo Hr, nonché membro della faculty del Master in HR della Business School.

Fil rouge di tutto questo? L’attenzione costante alle persone che si fidano e affidano a me.

Cosa significa essere Learning Specialist? Quali sono gli aspetti che più ti motivano del tuo lavoro e quali sono invece quelli più sfidanti?

Significa, innanzitutto, prendersi cura delle persone, in quanto tali. Essere responsabile di un team di tredici persone, infatti, vuol dire mettere al centro del mio lavoro il benessere di chi lavora con me ogni giorno, ascoltando, affiancando e aiutando loro a crescere come persone e come professionisti. Credo che questa sia la chiave per raggiungere qualsiasi obiettivo e successo nel medio lungo periodo.

Questa è certamente una delle leve che mi motivano maggiormente nel mio lavoro. La possibilità di lavorare in un contesto globale e altamente strutturato, in cui il cambiamento è costante ed esponenziale, a contatto con stakeholder di differenti settori e culture, completano un quadro altamente stimolante e ingaggiante.

Sei anche docente presso Business Thool. Ce ne parli?

Si tratta di un progetto nato dalla volontà, tra i tanti, del dott. Guido Capobianco di proporre un nuovo modo di educare (non solo formare) i professionisti del presente e del futuro. Oltre ad una profonda stima reciproca, infatti, il valore dell’umanità è ciò che ci accomuna. Il progetto si fonda su una semplice, ma quanto mai complessa verità. Ogni persona è diversa dall’altra, in termini di desideri, aspirazioni ed esigenze. L’obiettivo è, quindi, creare una cornice e un network, all’interno della quale tutti possano trovare la propria dimensione e di cui la formazione, intesa come facilitazione, sia solo la punta dell’iceberg.

Nello specifico, mi occupo del modulo di Formazione del personale all’interno del Master Hr Generalist.

Cosa consiglieresti ad una persona che vorrebbe lavorare nel campo della formazione?

Di essere sempre curioso, di non sentirsi mai arrivato e di appassionarsi, innanzitutto, agli altri. Lavorare in L&D e, in generale, nel mondo delle Risorse Umane significa essere, innanzitutto, poliedrici, per riuscire, nei diversi contesti, a trovare sempre la chiave di lettura che sappia matchare gli interessi del singolo con quelli dell’azienda. In un mondo aziendale/professionale sempre più fragile e guidato dai dati, le persone non possono che tornare ad essere centro nevralgico del dibattito. Di conseguenza, i differenti uffici HR devono essere parte integrante dei disegni strategici aziendali, uscendo dai propri uffici e dalle stanze dei bottoni e portando sul tavolo un punto di vista più umano, frutto di affiancamento e vicinanza alla popolazione aziendale.

A tuo avviso che ruolo avranno la formazione e il digitale nelle aziende nel prossimo futuro?

Il cambiamento, ormai, è parte integrante del nostro lavoro e, in generale, del nostro modus vivendi. Non c’è ambito della vita personale e professionale di ognuno di noi che non sia in costante cambiamento. Proprio per questo, qualsiasi società o professionista che intenda vivere da protagonista il mercato di riferimento non può prescindere da un costante e profondo investimento sulla formazione delle proprie persone.

Lo stesso concetto di formazione sta cambiando.

Se fino a qualche anno fa si declinava la formazione come addestramento (“per ottenere A, devi fare B”), un po’ come per i mansionari di tayloristica memoria, sempre più oggi si parla di formazione in termini di facilitazione, come strumento di miglioramento personale, in cui la prima skill da apprendere è l’abilità di apprendere. Oggi, quindi, la formazione deve essere declinata secondo le tre L, ossia lifelong, lifewise e lifedeep, per poter essere parte attiva del cambiamento. In questo quadro, ovviamente, il digitale svolge un ruolo fondamentale. Che siano pillole formative, soluzioni di gamification, podcast, AR e, ancora più recente, metaverso, il digitale è in grado di portare ad un livello sempre più alto, in termini qualitativi, l’apprendimento personale. Come sempre, però, non mancano le avvertenze. Non sempre il digitale può e deve essere la soluzione. Basti pensare, ad esempio, allo sviluppo delle competenze trasversali, in cui metodologie altre (in primis, l’Outdoor Training) sono soluzioni da preferire, con il digitale a supporto e ad arricchimento di queste ultime. Altro errore da evitare è quello del learning overloading. L’apprendimento necessita di tempo per essere compreso, razionalizzato ed applicato. Il “tutto è subito” è, in altre parole, un miraggio.

Che ruolo giocano e hanno giocato le esperienze di volontariato ed extra-lavorative che hai vissuto nel tuo percorso?

Tutte le esperienze mi hanno, quali direttamente, quali indirettamente, portato ad essere la persona e il professionista che sono. Da questo punto vista, l’esperienza con SHRM mi ha permesso di entrare in contatto, innanzitutto, con tanti altri professionisti, che vedono in persone e cambiamento le due direttive da seguire già da oggi per un futuro sostenibile. La verità è che il network rappresenta una fonte inesauribile di apprendimento, confronto e riflessione.

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